Stedelijk Museum CS

Nel 2004, durante una visita al Stedelijk Museum CS di Amsterdam, sono rimasto molto colpito dalla segnaletica realizzata da Experimental Jetset. Camminando nel secondo e terzo piano del vecchio edificio in cemento, che ospitava il museo d’arte contemporanea (ex sede delle poste), si aveva la sensazione di entrare in un luogo provvisorio, temporaneo. Questo stato d’animo era sottolineato anche dalla segnaletica, semplice e leggera, che sembrava giocare con questa particolare condizione del museo.

Il sistema segnaletico era costituito da due semplici oggetti: un foglio di carta bianca A4 e una busta trasparente. Tutta la segnaletica era costituita da tanti fogli che nell’insieme permettevano la lettura dell’indicazione. La forza del sistema era data dai costi contenuti e dalla possibilità, per il museo, di gestirne internamente il periodico aggiornamento.

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Leo Beukeboom

Per continuare i post su Amsterdam… In questi giorni mi è capitato di leggere sull’ultimo Progetto grafico, un articolo di Alessandro Colizzi sulla carriera di un meraviglioso personaggio: un disegnatore di lettering.
Un mestiere ormai estinto in gran parte dell’Europa, ma ancora fortemente presente nel tessuto urbano della città olandese, dove ancora oggi, su molte vetrine si possono trovare le opere di questi artisti.

Leo Beukeboom (nato nel 1943), uno dei più conosciuti artisti di Amsterdam. Dopo aver fatto un apprendistato come compositore tipografico, ha iniziato la sua carriera disegnando locandine, lettering sui furgoni e insegne sulle vetrine della città. Fino al 1967, quando gli è stata offerta una collaborazione con la Heineken. Per la famosa fabbrica di birra, Leo, armato di bicicletta, una cassetta con pennelli, vasetti di vernice e gessetti, ha iniziato a girare per i canali di Amsterdam dipingendo le vetrine dei tipici bruin caffè, per oltre vent’anni. I lettering, di Leo Beukeboom, sono ispirati ai migliori maestri calligrafi del seicento olandese (come Jan van de Velde), ma rielaborati in un personale ed elegante stile, hanno continuato ad essere apprezzati anche dopo la fine della collaborazione con la Heiniken (1989).
L’artista ha lavorato ininterrottamente fino al 2001, quando un ictus lo ha costretto a ritirarsi.
(Da Progetto Grafico n.7)

(Fonte img re-type.com e da just.letterror.com)
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PROVO

PROVO è stato un movimento olandese composto da provocatori, allegri e giocosi, dell’autorità e della società consumista.
Con l’arma dell’happening hanno sognato di rivoluzionare la realtà, elaborando fantasiosi Piani Bianchi.Il gruppo è nato nel ’60 ad Amsterdam, grazie all’attivista antifumo Robert Jasper Groovtveld e all’anarchico Roel van Duyn, si è sciolto ufficialmente nel ’67. In questi pochi anni, i PROVO sono riusciti ad anticipare molte delle tematiche ecologiste e antiproibizioniste dei decenni successivi.

Il più celebre tra i loro progetti rimane il Piano delle Biciclette Bianche Il programma prevedeva: “la messa a disposizione della cittadinanza di Amsterdam di un certo numero di biciclette collettivizzate. Biciclette sempre aperte a disposizione di chiunque se ne volesse servire, un mezzo di trasporto gratuito, una provocazione contro la proprietà privata capitalista. “La bicicletta bianca è anarchica e simboleggia semplicità e igiene di fronte alla cafonaggine e alla zozzeria dell’automobile. Una bicicletta non è nulla ma è già qualcosa”. Un atto ecologico (anche se allora la parola ecologia non esisteva ancora).”*

La strada segnata dai PROVO è stata sperimentata, negli anni successivi, in diversi Programmi per le Biciclette Comunitarie, sia a Milano che a Cambridge, ma purtoppo sempre con pessimi risultati.

“PROVO deve fare una scelta tra una disperata rivolta e una tremenda sconfitta. PROVO incoraggia la ribellione ovunque sia possibile. PROVO sa che alla fine perderà, ma non può lasciarsi sfuggire la possibilità di provocare totalmente queta società per l’ennesima volta.”

Volantino PROVO*Tratto da Provos — Amsterdam 1960-67: gli inizi della controcultura
Matteo Guarnaccia
Ed. AAA (1997)

(Fonte img mlac.it)
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Asics Space Sneakers

La giapponese Asics, in collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese NASDA, ha presentato il modello di scarpe per le prossima missione spaziale 2007, appositamente studiate per essere utilizzate in ambienti privi di gravità, pesano solo 130 grammi.

La cosa più curiosa delle Space Sneakers, questo il nome del modello, è la divisione dell’alluce dalle altre dita, proprio come nei caratteristici tabi.
(Via new scientist space)

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